Certo che te ne capitano sempre di nuove...revisiono il motore della mia Donata 225 e scopro questo bel fatto:
Motivo per cui questi perni sono storti? Mah! Il blocco (un P200E del 1982) l'ho comprato usato anni fa da un mio amico di Bologna e ha avuto sempre problemi alla frenata posteriore, tanto che per evitare di sentire strisciare il bordo delle ganasce contro l'interno del tamburo (o proprio trovarmelo bloccato) ho sempre dovuto limarle di parecchi millimetri...ora capisco il perchè!
Mi sono studiato la situazione e fidandomi anche del fatto che i carter di alluminio sono davvero molto ben realizzati e robusti ho realizzato un "divaricatore" utilizzando una sezione di colonnetta (segata) e due bulloni (segati) da chiave n°17. Spesa per l' "attrezzo", 80 centesimi di euro. Per tenere i bulloni sui perni senza che ruotandoli si sfilassero, ho fatto due scavi verticali con la mola sulla testa dei bulloni.
Poi naturalmente ho adottato una tecnica da sblocco di pistone inchiodato, ovvero a ripetizione ho scaldato i due perni con una bombola a butano, poi tenendo fermo uno dei due bulloni, ruotavo di un mezzo giro (o anche meno) alla volta la colonnetta centrale. Lasciavo raffreddare, poi di nuovo scaldare tutto e rigirare. Sino ad arrivare, nell'arco della mattinata, ad una situazione "quasi" normale di perni "quasi dritti. Ho lasciato quindi in posizione il divaricatore artigianale una notte, sino a giungere a questo risultato:
Quello di sinistra è tornato dritto, rimane leggermente piegato ancora quello di destra...ma bisogna sapersi accontentare, una volta che hai spezzato il carter perchè volevi arrivare a quell'ultimo mezzo millimetro...come si dice qui a Modena, piuttosto che niente meglio piuttosto.
lunedì 16 febbraio 2009
martedì 3 febbraio 2009
Finalmente un banco lavoro degno di questo nome...
...direttamente dagli anni '50, in pratica dall'epoca della GS VS5 che vedete nella foto. In quegli anni spopolavano riviste hobbystiche come "Sistema A" e "Sistema Pratico", in cui si avvicendavano articoli di hobbystica varia: elettronica, chimica, meccanica, falegnameria, pesca, caccia, ecc.ecc. anche sartoria! :) E su un sito (http://www.introni.it/riviste.html) che molto intelligentemente raccoglie scannerizzazioni di queste vecchie riviste che in fondo sono una testimonianza di una Italia del pre-boom economico, qualche rivista aveva anche progetti e articoli riguardanti la Vespa e la Lambretta, mi ricordo benissimo di avere letto un articolo che parlava di installare una radio portatile a valvole su una farobasso, come alimentare la Vespa (sempre farobasso) con una miscela di benzina normale e gasolio, un'articolo sull'elaborazione del motore Lambretta e così via.
E in una di queste ho trovato il progetto relativo ad un banco di lavoro "serio", che mi ha conquistato subito. 200 € di materiali, ma ne valeva la pena! Ecco il progetto:
Per chi si vuole cimentare, per montarlo e decorarlo con vernice impregnante dirò che di ho impiegato solo una sera e una mattina. Naturalmente ho adattato le dimensioni alle mie esigenze e ho dotato il banco di un bordino in legno per evitare le solite cadute di rondelle, viti, piccole parti sotto il banco. Invece dei prigionieri ad inserto (piuttosto anacronistici), per unire le varie parti ho usato viti tecniche da legno autofilettanti che si usano per fissare i tendoni esterni. Il piano in masonite è stato incollato su quello in compensato con del comune vinavil e tenuto fermo ai 4 lati con 4 vitine autofilettanti coniche da metallo. Non ho dotato il banco di cassetti, per il momento non ne ho bisogno. Alla fine il risultato è un banco da lavoro stabile, massiccio, che non vibra quando si aziona il compressore e sicuramente molto elegante e professionale.
E in una di queste ho trovato il progetto relativo ad un banco di lavoro "serio", che mi ha conquistato subito. 200 € di materiali, ma ne valeva la pena! Ecco il progetto:
Per chi si vuole cimentare, per montarlo e decorarlo con vernice impregnante dirò che di ho impiegato solo una sera e una mattina. Naturalmente ho adattato le dimensioni alle mie esigenze e ho dotato il banco di un bordino in legno per evitare le solite cadute di rondelle, viti, piccole parti sotto il banco. Invece dei prigionieri ad inserto (piuttosto anacronistici), per unire le varie parti ho usato viti tecniche da legno autofilettanti che si usano per fissare i tendoni esterni. Il piano in masonite è stato incollato su quello in compensato con del comune vinavil e tenuto fermo ai 4 lati con 4 vitine autofilettanti coniche da metallo. Non ho dotato il banco di cassetti, per il momento non ne ho bisogno. Alla fine il risultato è un banco da lavoro stabile, massiccio, che non vibra quando si aziona il compressore e sicuramente molto elegante e professionale.
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